film da venerdi sera : prometheus

Venerdì sera è stata una serata tra nerd. L’intento era quello di potersi dedicare ad una pellicola la qua fama ha attraversato gli oceani molto prima della sua distribuzione. E mentre il passaparola internautico sembrava interamente composto da sospiri di ammirazione, la visione del trailer, durante la visione di Batman, lo scorso agosto, lasciava sperare in qualcosa di molto simile al capolavoro di genere. Naturalmente sto parlando della nuova pellicola di Ridley Scott, Prometheus. E, vi avviso sin da ora, di tanto in tanto dovrò fare riferimento a qualche spoiler, ma cercherò di segnalarveli per tempo. 

Veniamo a noi, io Ridley Scott dovrei amarlo incondizionatamente, non solo perché ha diretto uno dei miei film preferiti di sempre (Un’Ottima annata), ma perchè praticamente da solo ha dato vita all’immaginario cyberpunk con il suo leggendario Blade Runner. E già che c’era ha diretto pure Alien.

Però poi è stato anche regista di quella ciofeca urlante del Gladiatore : se ancora adesso una pletora di starlette, tronisti, e sedicenti opinion leader si descrive ‘un gladiatore’ tristemente è proprio per quella pellicola. E, piccola nota personale, si Alien era una meraviglia, ma la carica di violenza e metallo urlante del rocambolesco Aliens Scontro finale erano tutta un’altra pasta. Questione di gusti.

Ma Ridley è pur sempre il papà di alien, per cui se dopo 33 anni suonati decide di voler tornare sul luogo del delitto e produrre un presule che dia qualche risposta sul fantomatico LV 427, che sia pure il benvenuto. Ed è più o me no con questo spirito che ho aspettato al cinema che le luci si spegnessero. Come la storia inizi, è comprensibilissimo sin dal trailer, una serie di archeologi trova la stessa configurazione stellare in tutta una serie di siti archeologici sparsi per il mondo. Una configurazione stellare, sia chiaro, non riconoscibile ad occhio nudo. E questo li convince, e convince la Weiland corporation (vi ricorda nulla il nome?) ad organizzare un viaggio stellare per trovare il sistema da cui verrebbero gli Ingegneri della razza umana. E qui, comincio già a storcere il naso. Prima di tutto perché, se tanto mi dà tanto, ingegneri è una zoppa traduzione di designer. Ed in secondo poi, perché negli stati uniti, sempre più il darwinismo viene cancellato dai programmi scolastici in funzione del concetto di designer intelligente. Ossia la possibilità che un’entità di qualche tipo abbia favorito lo sviluppo e la crescita della razza umana. NOn lo chiamano dio per evitare l’accusa di bigotteria retrograda, ma poco ci manca. Ora, se devo essere sincero il designer intelligente, applicato alla teoria extraterrestre è affascinante (e già che ci siete, spiegatemi perché in diecimila anni di vita della razza umana così come la conosciamo, nessuna scimmia si è evoluta al punto da creare una forma di tecnologia o arte) , ma il problema con gli stati uniti, è che con questo creazionismo imperante, si finisce per credere che tutto quello che è scritto nella bibbia è oro colato anziché metafora, e, da là, il passo verso l’integralismo è sin troppo breve.

Parentesi teologica a parte, l’equipaggio del Prometheus dopo un viaggio lungo due anni (passato in ibernazione) trova finalmente il fantomatico sistema solare. E l’androide che li accompagna (come può mancare un androide in un film di alien) organizza i preparativi per l’atterraggio. E purtroppo, da questo punto in poi, i luoghi comuni si snocciolano in una sequenza interminabile. Partiamo dalla ciurma, i personaggi sono talmente stereotipati da indovinare la fine che faranno con tre quarti d’ora di anticipo. Ci sono i due scienziati, uno burbero e asociale, l’altro nerd e socievole, che finiranno per divenire amici per la pelle. I due copiloti, uno asiatico e l’altro caucasico che continuano a scommettere su tutto. Il capitano, di colore , un po’ bislacco e sopra le righe, che cita canzoni degli anni ’70 ed infine ha un cuore d’oro. Li scienziati che sacrificherebbero ogni cosa per la loro ricerca, perché in realtà sono tormentati da un a ricerca spirituale. E naturalmente c’è l’algida rappresentante della corporazione che mette l’investimento davanti a tutto. Naturalmente troveranno un’installazione di questi fantomatici ingegneri e, essendo un film di alien, potete facilmente immaginare come la cosa andrà a finire.

Il problema principale con la trama, non è tanto la sua prevedibilità, ma quanto il ritmo non conceda nulla alla suspense, lasciando intuire le evoluzioni dei personaggi con estrema facilità. Il risultato è una pellicola che dal punto di vista scenografico è assolutamente mozzafiato, la cui estetica, al di là del solito Giger utilizzato per le architetture aliene, ha più di un rimando alla fantascienza cosmica dei primi anni ’70 (quello per intenderci con astronavi asettiche e quadri pieni di led luminosi). Nel contempo però presenta una trama ricca di buchi e salti logici. Dopo già mezz’ora di film si comincia a domandarsi la ragione di certe assunzioni,  e, saranno i 40 minuti tagliati dal montaggio finale, ma il risultato è confusionario e deludente. Tralasciando una scena finale che ha dell’involontariamente comico.

Ora, senza dubbio c’è spazio per un sequel, e di fatto le trilogie ultimamente sono tornate di moda, ma,  a giudicare la pellicola presa singolarmente, viene da essere lieti che nello spazio nessuno possa sentirti urlare. O fischiare, sbadigliare o fare buh.


okkey, non ce la faccio. la lista delle incongruenze e dei salti logici è davvero troppo lunga per essere ignorata. Per cui SPOILER ALERT, ecco le cose più curiose, e quelle che più mi hanno fatto storcere il naso.

– premessa : la pellicola è ambientata poco meno di un secolo da adesso, ma a quanto pare abbiamo sviluppato l’intelligenza artificiale (d’accordo, Siri già esiste, ma siamo ancora anni luce dal creare androidi, peraltro incapaci di rispettare le famose tre legge della robotica di Asimov), astronavi in grado di viaggiare per più di due anni completamente automatizzate, dotate di camere criogeniche in grado di leggere i sogni degli occupanti, yacht di emergenza e incredibilmente somiglianti (mezzi di sbarco compresi) a quelle di Mass Effect. Estremamente ottimista.

– la scena iniziale con l’androide David che si muove da solo per l’astronave, studiando le lingue e giocando a basket è una citazione di dozzine di pellicole degli anni ’70. Dal Kubrick di 2001 in giù.

– quando viene introdotto lo yacht di salvataggio con la capsula per le operazioni chirurgiche, è assolutamente telefonato che verso la fine della pellicola serviranno entrambe.

– appena arrivati sul pianeta, la ciurma del Prometheus si dedica all’esplorazione dell’installazione degli ingegneri. Al di là del metodo scientifico assolutamente dilettantesco, alcune incongruenze balzano subito agli occhi. Il sito sembra essere abbandonato da più di un millennio, eppure tutto è rimasto in ordine e perfettamente funzionante. Al di là del fatto che gli ingegneri sembrano prediligere la tecnologia incisa su pietra , scarsamente illuminata e ricca di sculture che sembrano squisitamente puntare agli alieni

– a metà dell’esplorazione David si arrampica su una scaletta metallica alta un paio di metri che fino a quel momento non si era mai vista. Non solo, schiaccia a caso dei pulsanti su un quadrante, e scopre un sistema di proiezione tridimensionale che, guarda caso, trasmette proprio l’e immagine che servono al proseguo della storia.

– David continua ad essere incurante degli ordini impartiti, e riesce a portare a bordo un misterioso vaso contenente materia organica aliena. Una volta a bordo, ne estrae qualcosa che è molto simile ad una lente a contatto con un codice a barre. Senza spiegarne bene il perché, David capisce che per funzionare bene l’oggetto andrà ingerito da un essere umano. Cosa che con l’inganno gli riesce. Apparentemente David non è in grado di provare emozioni, ma è un ottimo ingannatore.

– l’umano contagiato fa sesso con la sua compagna, sterile. ovviamente la mette incinta. Indovinate di cosa?

-apparentemente la vecchia istallazione sembra brulicare di vita. Sfortunatamente i complessi sensori lasciati dagli scienziati percepiscono solo pochi segnali, giusto giusto per far aumentare la suspense. Tutte le creature, hanno sangue acido (no, non sono aliens) e hanno la passione per l’inseminazione attraverso la bocca dell’ospite. Solo, grazie a Giger, la metafora della fellatio è sin troppo evidente.

– tutto all’interno dell’installazione è un’arma biochima fatta a posta per sterminare. Gli ingegneri la utilizza(va)no come avamposto militare. Questo lo scopriamo perché all’improvviso lo dice il capitano dell’astronave, non perché ci sia una ragione ovvia perché sia così.

– la studiosa che si scopre incinta prova a farsi un’ecografia, ma David ovviamente glielo impedisce. Naturalmente lei scappa e riesce ad intrufolarsi nella capsula delle operazione chirurgiche : il primo fucile di checov, finalmente, spara La capsula, capace di fare ogni tipo di operazione chirurgica di emergenza apparentemente sembra dotata di due incredibili deficit : opera soltanto individui di sesso maschile e non dispensa anestetici. La studiosa lascia nella capsula un piccolo alieno bianco (simile agli alien stavolta) e comincia a correre  come un’ossessa ignara di avere tutti i muscoli addominali recisi. state certi che il piccolo alieno bianco lo rivedremo.

– David, continuance a schiacciare pulsanti a caso scopre che l’istallazione è in realtà una nave da guerra. Già che c’è trova una capsula criogenica aliena con un ingegnere ancora vivo. Qui c’è tutta una sottotrama che vi risparmio : sappiate che anche qui luoghi comuni a gogo.

– l’ingegnere risvegliato stacca la testa a David (non finiscono così tutti gli androidi di alien) e comincia a decollare verso la Terra. Il capitano della nave ed i suoi copiloti decidono di schiantarsi contro il velivolo alieno. Tanto c’è lo yacht che rimanderà a casa i superstiti. Immaginatevi una piccola navicella di cartapesta contro un gigante di pietra e metallo, che funziona ignaro di mille anni di entropia. Ovviamente lo schianto fa mandare fuori controllo il velivolo più grande.

– la testa di David, che era nella cabina di pilotaggio aliena, comincia a parlare da quello che rimane della base. L’astronave si schianta con un finale degno di Willie il Coyote. E ovviamente la sola sopravvissuta, si rintana nello yacht. Scena già vista, quando il decollo è già programmato, ecco che arriva l’ingegnere redivivo pronto a farle la festa . La scena ovviamente rimanda al primo alien, ma nessuna paura, perché c’è sempre la capsula delle operazioni chirurgiche pronta a funzionare. Infatti la scienziata apre la porta e la creaturina bianca che le era stata estratta adesso, incurante dell’entropia anche lei,  è due volte abbondanti il già gargantuesco alieno. Ovviamente, come tutto su quel pianeta, lo ingravida.

– la testa di David, degna di Futurama, guida la scienziata sul sito di un’altra astronave (tanto non sarà popolato di creature xenomorfe o  ingegneri redivivi? e sopratutto David si è dimostrato completamente affidabile…) per volare verso il pianeta degli ingegneri. Dall’ingegnere morto, ad una velocità sorprendente nasce qualcosa di molto simile ad una regina alien,

– Ma sopratutto, la più colossale incongruenza è un’altra : per quale ragione una razza di creatori così sofisticata dovrebbe lasciare sul pianeta Terra una mappa stellare per indicare il sito di una base militare segreta volta ad annichilire civiltà inferiori proprio come la terrestre?

Domande cui un innegabile sequel sicuramente saprà rispondere…

PS : c’è un altro sito fantastico dove si parla in modo altrettanto egregio di questo filmone. Dato il caso, non potevo non spararvi il link. 

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